A la découverte de la Sicile africaine – mai 2016
Favignana, di Michele Tortorici. Quella terra così terra, quel mare cosi mare
Soste Siciliane
Chi non ha visto il sito di Segesta soprattutto al tramonto non può risentire tutta la maestà di questo tempio come un vascello ormeggiato alla collina. È solo, unico e la vegetazione attorno compone uno scrigno alla sua bellezza, lontano dall’agitazione della città di Trapani.
Prendere il funicolare per salire a Erice è già un viaggio in sé stesso, Alla cima, la città antica domina il paesaggio e lo sguardo abbraccia il mare, le colline, la campagna. Perdersi nelle viccole dove l’erba cresce tra i pavimenti, scorgere giardini segreti. Per la golosità, fare una pausa alla pasticceria Maria Grammatico per gustare una lingua di suocera. Una porta aperta attira la mia curiosità. Nell’una stanza uomini anziani giocano al biliardo. Saluto
i giocatori e mi fanno entrare. Il gioco è composto di bilie d’avorio e di cinque piccolissimi birilli.
Non avevo mai visto questo tipo di biliardo. Un buon momento di sorpresa !
« Lavori in corso » non è possibile vedere la barca punica al museo archeologico di Marsala.
Rivogliamo i nostri passi verso il centro storico. Colori, sapori, odori, nelle città il mercato è sempre un luogo d’autenticità come alla pescheria. Le donzelle, un piccolo pesce colorato come un arcobaleno e i gatti che aspettano un gesto di generosità, non una carezza ma qualcosa da mangiare !
Più lontano una piazzetta, una fontana e la chiesa del Purgatorio con le colonne in spirale e le statue di Adamo e Eva brucciati nelle fiamme del inferno. Entro nella chiesa allo stile barocco e teatrale e approfitto di una visita privata che mi fa un custode fino alla sagrestia.
Tutto è propizio a una tappa alle Isole Egadi : un bel tempo, un mare calmo, un acqua azzurra e turchese. Nel porto di Favignana i pescatori riparano le reti. Si curvano su loro lavoro la navetta o l’ago nella mano e si aiutano con il piede per tendere la rete. Un pò più lontano vicino a un’antico stabilimento si trova un cimitero di ancore, di annelli che arrugginiscono all’aria aperta. Reliquie di
una pesca dura, della battaglia con il tonno che faceva vivere gli abitanti di queste isole.
Palermo non è una città chi si svela a ciascuno di fare lo sforzo di scoprirla. Tra ricchezza e poverta Palermo è molteplice. La luce d’oro dei mosaici della Cappella Palatina colpisce dall’ingresso.
Seguendo un itinerario dalla cattedrale ai Quattro Canti e la piazza Pretoria, arriviamo alle due chiese della Martorana e San Cataldo, tutto un contrasto. All’esuberanza della Martorana con la diversità e l’abondanza di stili si oppose la sobrietà di San Cataldo. Per raggiungere il chiostro di San Giovanni degli Eremiti, passiamo attraverso il quartiere del mercato Ballarò dove il bucato
asciuga ai balconi di palazzi rovinati, i bambini che giocano nella strada, tutto un mondo ammassato che vive sulla soglia della porta.
Nei pressi di Palermo si trovano i gioielli di Monreale, la cattedrale e il chiostro. Come alla Cappella Palatina si ritrova in più ampio la magnificenza dei mosaici. Il capolavoro di questo complesso è senza dubbio il chiostro, la sua eleganza, il raffinamento delle colonne, dei capitelli.
Iniziare un viaggio con un tempio e finirlo con Selinunte, l’altro rivale, rovine romantiche che sovrastano il mare.
P. B.